Dagli Etruschi a Burri

di Sandro Petrollini

Partiamo da Perugia perché di origine etrusca e perché la sua storia è icona e spiegazione dell’umbro in quanto umbratile, cioè scontroso e diffidente. Così come di un paesaggio che ancora protegge e forse ancora nasconde tesori d’arte.

Galleria Nazionale dell'Umbria. Fonte: Comune di Perugia

Galleria Nazionale dell’Umbria.
Fonte: Comune di Perugia

Con Pietro Vannucci detto Il Perugino, nasce la scuola umbra del Rinascimento con allievi come Bernardino di Betto detto Il Pintoricchio e Raffaello di Sanzio. Espressione di tanto splendore si trova nella Galleria nazionale dell’Umbria, all’interno del palazzo dei Priori in corso Vannucci. Dei tre pittori parla ampiamente il critico d’arte, loro contemporaneo, Giorgio Vasari nella sua enciclopedica opera Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti. In realtà del Pintoricchio parla malissimo definendolo “decoratore a metraggio”. Pintoricchio, come altri artisti umbri e toscani di pregio, lavorarono alla Fabbrica di San Pietro. A Pintoricchio toccò la fortuna e la disgrazia d’esser chiamato da Papa Alessandro VI, nato in Spagna nel 1431 e morto nel 1503, al quale affrescò le stanze. Di questo papa si è detto di tutto meno che bene. Forse morì avvelenato. Gli successe Papa Giulio II che non volle neanche mettere piede nelle stanze del peccatore appena morto; anzi, fece coprire con stoffa da parati le stanze affrescate da Pintoricchio.

La Fontana Maggiore e il Duomo.Fonte: Comune di Perugia

La Fontana Maggiore e il Duomo.
Fonte: Comune di Perugia

Il palazzo dei Priori è stato costruito tra il 1293 e il 1443. Da vedere la sala dei Notari a cui si accede anche dalla scalinata di fronte alla Fontana Maggiore (Nicola Pisano tra il 1275 e il 1278) che riceve da ottocento anni l’acqua dal monte Pacciano. Sulla stessa piazza della Fontana Maggiore, piazza IV Novembre, la facciata laterale della cattedrale di san Lorenzo che venne iniziata nel 930 e terminata nel 1490 anche se la decorazione esterna non fu mai completata. Da visitare l’immenso museo sotterraneo che scorre sotto il Vescovado. Nella confinante piazza Danti l’ingresso al pozzo etrusco del IV o III secolo a.C. profondo 37 metri.

Perugia ha tre patroni, tutti vescovi, tutti martiri e tutti santi. San Lorenzo che dà il nome alla cattedrale: narra la leggenda che abbia creato la ricorrenza delle Perseidi del X agosto. Che altro non sarebbero che le scintille della brace accesa sotto la graticola sulla quale il vescovo venne legato e bruciato vivo in quanto cristiano nel 258 d.C. In realtà i perugini celebrano San Costanzo, il 29 gennaio, a cui è dedicata la chiesa nel Borgobello. Il primo vescovo di Perugia, perseguitato dall’imperatore Marco Aurelio. Pare sia stato flagellato e poi immerso nell’acqua bollente da cui sarebbe uscito illeso. Riportato in carcere e aiutato a fuggire, venne ripreso e decapitato vicino a Foligno. A lui è dedicato il dolce tipico detto “torcolo di san Costanzo”. Del terzo patrono, sant’Ercolano, si hanno le prove all’interno della Galleria nazionale: nella sala 21 è possibile ammirare una grande opera di Benedetto Bonfigli: la presa di Perugia da parte di Totila che riporta la storia del martirio del vescovo di Perugia sant’Ercolano durante l’assedio dei Goti.

Perugia e Assisi. Fonte: Comune di Perugia

Perugia e Assisi.
Fonte: Comune di Perugia

Tornando in piazza Danti, lì vicino c’è la piazzetta Raffaello: così chiamata perché la chiesa di san Severo che vi sorge ospita un affresco del di Sanzio realizzato tra il 1505 e il 1507. Basta salire di qualche metro per trovarsi nel punto più alto dell’acropoli che scopre tutta la piana di Assisi; vi si accedeva dalla Porta del sole, oggi scomparsa, citata da Dante nel Paradiso.

Un itinerario a sé è quello delle mura etrusche di Perugia: da Porta Marzia, ora incastonata nella Rocca Paolina, all’Arco della Mandorla, all’Arco etrusco incredibile e imponente costruzione a secco; la Porta Trasimena in via dei Priori e la più antica Porta Sole compreso il pozzo di piazza Danti; infine l’Ipogeo dei Volumni a Ponte San Giovanni: ritrovamenti ed urne cinerarie etruschi.

La Rocca Paolina

La Rocca Paolina.
Fonte: Comune di Perugia

La Rocca Paolina. Tutta colpa del sale o del mare che l’Umbria non ha. Siamo a metà del Cinquecento. Il sale era anche considerato moneta contante, da cui viene anche salario, con cui veniva pagata la mano d’opera. Con il sale si conservavano i cibi per l’inverno dunque significava mangiare. E sul sale c’era una tassa da pagare. Che venivano a riscuotere, casa per casa, i gabellieri marchigiani, da cui il detto: “Meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta”. Tre le guerre del sale, cioè le rivolte dei perugini. Ma le terza, capeggiata dalla famiglia Baglioni, pose per sempre fine alla disputa contro il Papa. La Rocca Paolina del Sangallo fu costruita in soli tre anni dal 1540 al 1543 su ordine di Papa Paolo III. All’interno di quello che resta della Rocca Paolina ci sono da oltre 20anni 9 rampe di scale mobili per accedere all’acropoli. E dopo la prima rampa a scendere ci si trova di fronte alla gigantesca scultura del “Grande nero” di Alberto Burri.

Non si può uscire da Perugia senza aver visto la basilica di san Pietro in corso Cavour, la piazza di san Francesco al Prato in fondo a via dei Priori che accoglie l’oratorio di san Bernardino, l’Accademia di belle arti del 1573, la seconda nata in Italia, 11 anni dopo quella di Firenze. Con un museo di tutto rispetto: oltre ai calchi delle Tre grazie donate dal Canova, anche quelli delle quattro statue di Michelangelo delle cappelle medicee in Firenze. Infine il restaurato Auditorium di san Francesco, con la semicupola dell’abside in cristallo da cui entrano cielo e nuvole a formare disegni sull’avveniristico soffitto da 2001 Odissea nello spazio.

Lago Trasimeno. Profondità massima 6 metri, lamenta da sempre la scarsità delle acque. Abitato fin dall’epoca preistorica, è l’arena di un anfiteatro costellato da otto comuni e tanti piccoli borghi: Città della Pieve (vi nacque il Perugino), Magione, Passignano, Panicale, Tuoro, Castiglione del Lago, Paciano. E’ famoso per la battaglia di Annibale, nel 217 a.C. Il Cartaginese, arrivato sino a lì dopo aver attraversato Africa del nord, Spagna, Francia e le Alpi con un esercito arricchito da elefanti, fece una carneficina delle legioni romane di Gaio Flaminio. E’ in corso una ricerca che sembra aver individuato a diversi metri di profondità i materiali in ferro delle armi e delle armature dei morti in battaglia.

Veduta panoramica di Città di Castello

Veduta panoramica di Città di Castello

Città di Castello. L’antica Tifernum Tiberinum, fondata dagli Umbri a cui subentrarono gli etruschi prima e i romani poi. Nel 1422 papa Martino V affidò la città al capitano di ventura Braccio Fortebraccio da Montone. Da visitare Palazzo del Comune detto anche Palazzo dei Priori, costruito dal 1322 al 1338, ad opera di Angelo da Orvieto; nonché Palazzo Vitelli alla Cannoniera, uno dei cinque Palazzi che la famiglia Vitelli eresse a Città di Castello tra la fine del Quattrocento e la seconda metà del Cinquecento: è sede della Pinacoteca che conserva opere di Luca Signorelli e di Raffaello. Palazzo Albizzini, del Quattrocento, è sede della collezione Burri dal 1981. Alberto Burri, insieme a Lucio Fontana, ha segnato l’arte contemporanea internazionale. E non era affatto nelle sue intenzioni. Laureatosi in medicina, soldato nella seconda guerra mondiale, venne fatto prigioniero dagli inglesi a Tunisi e poi trasferito come prigioniero di guerra in un campo nel Texas. E proprio durante la prigionia diventò pittore. Un pittore particolare perché non ha dipinto quello che lo circondava: il paesaggio, le situazioni, le cose, ma ha messo direttamente nel quadro le robe usate dell’uomo che si fanno arte. Alla Burri: sui rossi accesi e sul nero inchiostro, ha incollato sacchi di iuta usati e logori, li ha bruciati. I cretti, le combustioni, continue sperimentazioni. Tutta la sua vita artistica è stata una ricerca di materiali che sono diventate opere.

Gubbio. Originale la massima onorificenza che viene conferita in questa città: la patente da matto. Ogni anno viene conferita a chi si sia distinto per particolari meriti. Prima del conferimento il candidato deve fare tre giri intorno alla fontana che si trova prima di entrare nella piazza pensile dei Consoli. Sono del periodo umbro le Tavole eugubine, scoperte nella metà del XV secolo, di proprietà del Comune dal 1456. Sette tavole in bronzo, in parte redatte in alfabeto umbro ed in parte in alfabeto latino. Dal 167 aC alleata di Roma di cui conserva importanti tracce come l’anfiteatro nel quale tutt’oggi si danno spettacoli. Nel medioevo nacque la leggenda di quel lupo tanto cattivo da spaventare la città e che san Francesco, di passaggio, avrebbe reso mansueto per sempre. Sempre in guerra e divisa tra alleanze marchigiane ed umbre fino al 1860 quando diventa dell’Umbria. Piazza dei Consoli è un’incredibile struttura pensile realizzata in epoca medioevale che si appoggia su quattro grandi arcate, detti arconi. Su di essa si affacciano: il palazzo dei Consoli realizzato tra il 1332 e il 1338 e palazzo Pretorio, sede municipale. L‘imponente palazzo dei Consoli è alto 60 metri, in stile gotico del XIV secolo, sede del museo civico. Città famosa per la Corsa dei Ceri che si svolge ogni anno il 15 di maggio in onore a sant’Ubaldo, vescovo e patrono di Gubbio, che morì nel 1160. I Ceri sono tre macchine di legno che pesano 300 Kg ciascuna, coronate dalle statue di Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio. I ceraioli che corrono con le macchine sono solo maschi. I Ceri percorrono le vie cittadine e, dopo 3 soste, tornano in cima al monte Ingino nella basilica di Sant’Ubaldo. Dove ad entrare sempre per prima è la statua del patrono Sant’Ubaldo.

Nella chiesa di san Domenico è conservata un’opera di Giovanni Baglioni, di scuola caravaggesca, La Maddalena penitente del 1612. Notevole perché oltre a non sembrare affatto pentita e molto bella, legge. Sì, legge attentamente un libro. Baglioni era contemporaneo di Caravaggio di cui imitò le luci e lo stile.

Assisi, Basilica superiore

Assisi, Basilica superiore

Assisi. Una città esempio perfetto di conservazione e manutenzione. Un presepe a grandezza d’uomo. Il più interessante è il profilo francescano. A partire dalla chiesa di san Damiano in via San Damiano, perché è davanti a questo Crocifisso che Francesco si sentì chiamato. Poi a Porziuncola, minuscola chiesa che ai tempi di Francesco stava in aperta campagna ed ora è inglobata nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Era qui che Francesco tornava sempre ed è qui che morì. Poi la Basilica dedicata al santo con il ciclo di affreschi di Giotto. E su fino alla Rocca più volte ricostruita e demolita dagli abitanti di Assisi. E giù fino al bosco sacro di san Francesco del Fai.

Spello. Città romana, conserva ancora intatta la forma ovoidale delle antiche mura. Splendidissima colonia Jiulia. Nella chiesa di santa Maria Maggiore la cappella Baglioni o cappella Bella di Pintoricchio: tre enormi pareti frescate con l’Annunciazione e l’autoritratto, la disputa di Gesù al tempio e la Natività con l’adorazione dei pastori. Il soffitto quadrangolare con le volte a crociera, offre gli affreschi con le storie di Maria e dell’infanzia di Gesù. All’ingresso della città, spiccano le torri di Properzio con la Porta Venere: l’importanza di questa Porta sta nel fatto che guarda verso la zona dei giochi autorizzati dall’imperatore Costantino, il cui Rescritto ricostruito nel 1700 è esposto nel cinquecentesco palazzo comunale.

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Veduta panoramica di Spoleto.
Foto di Massimo Menghini

Spoleto. Le mura poligonali, dette ciclopiche, sono del V secolo aC. Romana nel 241 Ac. Longobarda nel 900, distrutta dal Barbarossa nel 1155. La cattedrale di Santa Maria Assunta del 1067 sorge sui resti di una chiesa del IX secolo. Notevoli gli affreschi del Pintoricchio nella Cappella del vescovo Eroli e di Filippo Lippi nell’abside della navata centrale. Piazza Duomo è un colpo d’occhio da non perdere. La Rocca albornoziana in cima al colle Sant’Elia ha due cortili interni e sei torri, tra cui quella comunemente chiamata della spiritata, e la camera pinta, affrescata con dipinti del Quattrocento. Il ponte delle Torri, lungo 230 metri, è monumento simbolo della città: è un acquedotto romano-longobardo alto 82 metri, citato da Goethe nel suo Italienische Reise.

Norcia. Nursia diventa romana nel 268 aC. Patria di san Benedetto, patrono d’Europa. Incastonata nel Parco dei Sibillini, la divide dalle Marche il monte Vettore che giganteggia sul pian Grande, di cui è famosa la fiorita di primavera. Da qui emigrarono verso Roma decine di persone specializzate nella lavorazione del maiale e da qui il termine norcino. Poco distante da Norcia, l’abbazia di Sant’Eutizio, uno dei più importanti insediamenti benedettini dove 800 anni fa, tra l’altro, si sviluppò una scuola chirurgica nota in tutta Europa.

Montefalco. La chiesa di san Francesco custodisce il ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli del 1420, un pittore toscano di Scandici morto nel 1497. Un paesaggio mozzafiato, il borgo è infatti chiamato Ringhiera dell’Umbria.

Todi. Famosa per Jacopone da Todi del Duecento. Piazza del Popolo, al centro della città, è testimonianza dell’epoca dei liberi Comuni. Da qui la ripida scalinata che porta al duomo dell’Annunziata, in stile romanico-gotico: all’interno, un affresco di Ferraù da Faenza, d’ispirazione michelangiolesca. Il tempio di Santa Maria della Consolazione sorge fuori dalle mura cittadine: è una grandiosa chiesa rinascimentale su progetto del Bramante.

Deruta. Famosa in tutto il mondo per la ceramica. Tante le fabbriche, i laboratori e i negozi. Piatti ed altri oggetti ancora realizzati con la tecnica pre-raffaelita e rinascimentale.