Il futuro delle serie tv? Passa per la formazione

Non è solo una produzione azzeccata o una trama che tiene lo spettatore con il fiato sospeso fino all’ultimo episodio. Non è solo merito dei grandi attori o degli effetti speciali. Le serie tv, o se le vogliamo chiamare fiction va benissimo, godono di un successo globale. Questo anche perché sono aumentate le piattaforme della distribuzione (Netflix, Hbo, Amazon Video), quindi il pubblico e anche le “impalcature” narrative hanno risentito di questa rivoluzione. Oggi le serie sono tra i prodotti principe nella dieta dell’intrattenimento.

Le figure coinvolte in una serie non sono diverse da quelle di un film, registi, attori, tecnici, truccatori, stilisti, musicisti per le colonne sonore e così via sono parte integrante di questo universo creativo.
Ma a giocare un ruolo da protagonisti, giochi di parole a parte, sono gli sceneggiatori. Un tempo vivevano la loro raffinata professione dietro le quinte della settima arte, mentre oggi sono il perno attorno al quale ruota l’intera produzione. Sono coloro che tengono i fili del racconto, che collocano un’idea nell’episodio giusto, che controllano l’arco narrativo dei personaggi, che capiscono dove può portare una nuova idea e se quella è coerente con la storia. Oltre a ciò, sono coloro che evitano di far riapparire un personaggio nel settimo episodio quando era morto nel quinto.

Al Centro giornalismo di Perugia, nell’ambito del III Master di scrittura seriale di fiction che si è tenuto da maggio a settembre 2019, sono arrivati sceneggiatori italiani e internazionali di lungo corso per dare il loro contributo nella formazione dei futuri sceneggiatori che stanno studiando nella sede del Centro.
Noi li abbiamo intervistati.

Quanto è importante la formazione per gli sceneggiatori? Quali doti deve avere chi vuole iniziare questo mestiere? A rispondere sono Stefano Bises, sceneggiatore della serie di successo mondiale “Gomorra” e Peter Exacoustos, sceneggiatore e regista.

Il motivo di tanto successo risiede sicuramente nel “passo” del racconto (di tipo breve) più flessibile rispetto a quello cinematografico o televisivo. La divisione in puntate è ideale per sviluppare dinamiche strutturate, far emergere anche i caratteri dei personaggi secondari e creare affezione verso i personaggi.
Inoltre, la serialità si adatta alla perfezione a quella fruizione in streaming sempre più sovvenzionata da chi propone un’alternativa alla televisione.

Jed Mercurio, autore inglese e, tra le altre cose, sceneggiatore della serie di successo “Bodyguard”, spiega come cinema e fiction possano convivere senza farsi la guerra: “Entrambe danno, in modo diverso, ciò che il pubblico chiede”. “Fondamentale resta in ogni caso la formazione per chi vuole intraprendere questa carriera”, spiega Mercurio.

Ma quale sarà il futuro delle serie tv? Verso dove si sta andando? Quali novità dovremo aspettarci? A questa domanda rispondono Ivan Cotroneo e Monica Rametta entrambi scrittori e sceneggiatori italiani di successo.